25 febbraio 2012

Tasse IMU: equità significa che gli oratori sono uguali agli ipermercati?

La vicenda del pagamento delle tasse per le superfici di proprietà della Chiesa sembra giunta ad un punto di svolta. Vorrei mettere al centro della riflessione il termine “equità”. In quest’ottica, tutti possiamo concordare che è giusto e doveroso che, come contemplato dall’art. 53 della Costituzione  «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»
la contribuzione è dunque in relazione al profitto. La chiesa, come altre organizzazioni è NO PROFIT e dunque dovrebbe essere soggetta, appunto per equità, ad un particolare regime di esenzione fiscale. L'emendamento attualmente proposto prevede l’esenzione solo nel caso di impegno "esclusivamente non commerciale". Ben diversa sarebbe la situazione se non fosse prevista esenzione qualora lo spazio commerciale fosse PREVALENTE. Considero con preoccupazione tutti gli spazi di servizio di un oratorio: cortili, campi di gioco, biblioteche, aule di studio e per assemblee. Se ho ben compreso, basterebbe dunque la presenza di un semplice bancone in cui si vendono patatine per  rende commerciale tutta la superficie.
Gli oratori hanno superfici enormi perché sono destinate ad attività di interesse sociale. Nel mio oratorio il bancone è nello stesso ambiente in cui si svolgono faste e animazioni per bambini e conferenze sul territorio (ambiente, politica, beni comuni)... Dunque una superficie enorme rispetto al volume di commercio caramellesco-infantile, La sproporzione con gli spazi commerciali autentici è enorme.
Gli oratori sono tradizionalmente al servizio di tutta la comunità, generalmente non solo quella cristiana, di un territorio. Enormi spazi di gioco, assistenza, animazione, intervento sociale, educativo, civile suppliscono alle manchevolezze di uno stato che non riesce a dare attuazione a diritti costituzionali. Che un grande oratorio con il bancone per le patatine e le caramelle gommolose debba pagare le tasse come se fosse un gigantesco centro commerciale non mi sta bene. Non mi sta bene per nulla.
Equità non significa che un grande centro commerciale equivale a un centro di aggregazione e servizio umano e civile. I centri commerciali con bar operano per il profitto privato. Gli oratori sono no profit. punto.
Va innanzi tutto sfatata la fantasticheria che il bar dell'oratorio le tasse non le paghi. Forse è uno dei pochi posti in Italia dove lo scontrino viene regolarmente rilasciato.
L’aspra contesa sull’esenzione dal pagamento della tassa IMU sulle superfici di proprietà degli Enti religiosi è forse un elemento di odio indotto. Negli ultimi anni, in Italia e non solo, i governi hanno malignamente sfruttato la politica del “tutti contro tutti” per distogliere la gente dalle proprie infamie.
Volta per volta la colpa è degli operai scansafatiche, dei dipendenti pubblici lazzaroni, dei lavoratori autonomi, degli insegnanti, dei giornalisti, dei giudici, dei medici, dei notai, degli immigrati, dei preti, dei pensionati…   Se il gioco al massacro di mettere tutti contro tutti continua in questo modo, bisognerà smettere di vendere stringhe di liquirizia e ghiaccioli negli oratori, ma non sarà un passo avanti per nessuno.
Consideriamo infine la posizione di presunto privilegio concorrenziale concesso a strutture in esenzione fiscale. Gli oratori non sono locali aperti al pubblico in strada. Chi va al bar dell'oratorio deve ENTRARE in una struttura. Proprio come si fa per andare al bar di un istituto scolastico. Dunque la concorrenza con il bar accanto non la vedo proprio.
Nel mio oratorio entrano mussulmani, atei, confuciani, ebrei, animisti, protestanti, valdesi, buddisti...persino i cristiani!  :-)  ;-) . Credo che Gesù sorrida quando vede un bimbo nero, uno giallo ed uno bianco che si spartiscono le patatine davanti al bancone dell’oratorio.
Sì, lo ammetto, questa è concorrenza sleale. In oratorio siamo molto sleali con tutto il resto del mondo in cui il profitto funziona solo per godimento egoistico.
Ahhh...   il nostro bar distribuisce gratuitamente panini alla nutella e "spuma" a tutti i bambini del doposcuola pomeridiano, senza riguardo per stirpe, lingua, colore e religione.
I bar del resto della città non lo fanno.

Un momento di GRATUITA festa condivisa all'oratorio.
Carnevale della comunità: in questa foto sono rappresentate otto diverse stirpi di fratelli e sorelle.
Nessuno è in posa: negli oratori abbiamo la gioia di poter RESTARE UMANI.
Ciò non è operare per il profitto e dunque a questo sforzo di volontariato no profit, come ad altre realtà che operano gratuitamente per il bene di tutti e di ciascuno, va riconosciuto un regime fiscale diverso da quello a cui è giusto siano soggetti le vere realtà commerciali.

All'oratorio, scontrino regolare anche su banchetto volante! Quanti operatori commerciali sono altrettanto corretti? Per questo banchetto provvisorio, allestito solo per Carnevale, allora si dovrebbe pagare IMU su tutta la superficie dei cortili dell'oratorio? Lo trovo assurdo.