16 ottobre 2012

Orario di palcoscenico



Insegnare significa salire sul palcoscenico davanti a un pubblico pronto a fare gazzarra.
Trasferire concetti e conoscenze, formare competenze, è un lavoro che funziona come uno spettacolo in cui l’attore deve agire con arte e fantasia con una preparazione che ogni volta va rinnovata con lo studio e l’aggiornamento.
Il pubblico dell’insegnante è presente per obbligo e quasi mai per scelta di passione personale.
Nessun attore di teatro è in grado di recitare  ogni giorno per quattro ore, a meno che non si risparmi adeguatamente allungando ritmi, limitando impegno, passione, fiato.
Questo è quello che ora chiede il governo agli insegnanti, imponendo un tempo di insegnamento molto superiore alla media dell’orario di servizio in vigore nel resto dell’Europa, dove peraltro i docenti vengono remunerati in misura superiore.
Un operaio può passare ore a infilare viti negli appositi fori ed a girare cacciaviti e chiavi serrabulloni.
Un insegnante non trova fori predisposti per infilarci concetti.
Non è la stessa cosa.
Quando insegnavo, dopo tre ore di stress, paragonabili secondo me a un combattimento alla guida di un caccia a reazione, ero distrutto.
Poi andavo ad aiutare mio papà in laboratorio, a riparare sci, e per sei ore "mi riposavo".
Credo che quasi nessuno, tra i lavoratori abituati a lavorare in ufficio o in fabbrica otto ore, sia in grado di reggere impunemente 4 ore di insegnamento in prima persona.
In conclusione, le ore non sono tutte eguali.

19 maggio 2012

Parola d'insegnante!

Voglio condividere le parole di impegno e di coraggio di una insegnante.

Hanno ucciso una studentessa , volevano evidentemente avere altre giovani vite sacrificate. Hanno pensato che fosse facile e di innescare sfiducia e scoramento. Ma noi dopodomani torniamo a scuola, e quando parleremo ai nostri alunni di civiltà, umanità, valori e di tutto il resto, forse finalmente ci ascolteranno e cominceranno a pensare che non stiamo raccontando di cose dell'altro mondo. Hanno colpito e ucciso una vita di 16 anni, ma spero abbiano colpito e svegliato la testa di tutti i suoi compagni d'Italia.
Io spero solo che questo attentato si riveli una potentissima arma a doppio taglio, che si ritorca loro addosso tutto! Che succeda che i ragazzi soffrano, capiscano e ricordino per sempre. Che rimanga il dolore sulla loro pelle, che si scuotano e piangano davvero, che lo stupore per tanta malvagità li aiuti ad uscire dal loro torpore e dall'apatia che tutto accetta.
m.p.c.

25 febbraio 2012

Tasse IMU: equità significa che gli oratori sono uguali agli ipermercati?

La vicenda del pagamento delle tasse per le superfici di proprietà della Chiesa sembra giunta ad un punto di svolta. Vorrei mettere al centro della riflessione il termine “equità”. In quest’ottica, tutti possiamo concordare che è giusto e doveroso che, come contemplato dall’art. 53 della Costituzione  «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»
la contribuzione è dunque in relazione al profitto. La chiesa, come altre organizzazioni è NO PROFIT e dunque dovrebbe essere soggetta, appunto per equità, ad un particolare regime di esenzione fiscale. L'emendamento attualmente proposto prevede l’esenzione solo nel caso di impegno "esclusivamente non commerciale". Ben diversa sarebbe la situazione se non fosse prevista esenzione qualora lo spazio commerciale fosse PREVALENTE. Considero con preoccupazione tutti gli spazi di servizio di un oratorio: cortili, campi di gioco, biblioteche, aule di studio e per assemblee. Se ho ben compreso, basterebbe dunque la presenza di un semplice bancone in cui si vendono patatine per  rende commerciale tutta la superficie.
Gli oratori hanno superfici enormi perché sono destinate ad attività di interesse sociale. Nel mio oratorio il bancone è nello stesso ambiente in cui si svolgono faste e animazioni per bambini e conferenze sul territorio (ambiente, politica, beni comuni)... Dunque una superficie enorme rispetto al volume di commercio caramellesco-infantile, La sproporzione con gli spazi commerciali autentici è enorme.
Gli oratori sono tradizionalmente al servizio di tutta la comunità, generalmente non solo quella cristiana, di un territorio. Enormi spazi di gioco, assistenza, animazione, intervento sociale, educativo, civile suppliscono alle manchevolezze di uno stato che non riesce a dare attuazione a diritti costituzionali. Che un grande oratorio con il bancone per le patatine e le caramelle gommolose debba pagare le tasse come se fosse un gigantesco centro commerciale non mi sta bene. Non mi sta bene per nulla.
Equità non significa che un grande centro commerciale equivale a un centro di aggregazione e servizio umano e civile. I centri commerciali con bar operano per il profitto privato. Gli oratori sono no profit. punto.
Va innanzi tutto sfatata la fantasticheria che il bar dell'oratorio le tasse non le paghi. Forse è uno dei pochi posti in Italia dove lo scontrino viene regolarmente rilasciato.
L’aspra contesa sull’esenzione dal pagamento della tassa IMU sulle superfici di proprietà degli Enti religiosi è forse un elemento di odio indotto. Negli ultimi anni, in Italia e non solo, i governi hanno malignamente sfruttato la politica del “tutti contro tutti” per distogliere la gente dalle proprie infamie.
Volta per volta la colpa è degli operai scansafatiche, dei dipendenti pubblici lazzaroni, dei lavoratori autonomi, degli insegnanti, dei giornalisti, dei giudici, dei medici, dei notai, degli immigrati, dei preti, dei pensionati…   Se il gioco al massacro di mettere tutti contro tutti continua in questo modo, bisognerà smettere di vendere stringhe di liquirizia e ghiaccioli negli oratori, ma non sarà un passo avanti per nessuno.
Consideriamo infine la posizione di presunto privilegio concorrenziale concesso a strutture in esenzione fiscale. Gli oratori non sono locali aperti al pubblico in strada. Chi va al bar dell'oratorio deve ENTRARE in una struttura. Proprio come si fa per andare al bar di un istituto scolastico. Dunque la concorrenza con il bar accanto non la vedo proprio.
Nel mio oratorio entrano mussulmani, atei, confuciani, ebrei, animisti, protestanti, valdesi, buddisti...persino i cristiani!  :-)  ;-) . Credo che Gesù sorrida quando vede un bimbo nero, uno giallo ed uno bianco che si spartiscono le patatine davanti al bancone dell’oratorio.
Sì, lo ammetto, questa è concorrenza sleale. In oratorio siamo molto sleali con tutto il resto del mondo in cui il profitto funziona solo per godimento egoistico.
Ahhh...   il nostro bar distribuisce gratuitamente panini alla nutella e "spuma" a tutti i bambini del doposcuola pomeridiano, senza riguardo per stirpe, lingua, colore e religione.
I bar del resto della città non lo fanno.

Un momento di GRATUITA festa condivisa all'oratorio.
Carnevale della comunità: in questa foto sono rappresentate otto diverse stirpi di fratelli e sorelle.
Nessuno è in posa: negli oratori abbiamo la gioia di poter RESTARE UMANI.
Ciò non è operare per il profitto e dunque a questo sforzo di volontariato no profit, come ad altre realtà che operano gratuitamente per il bene di tutti e di ciascuno, va riconosciuto un regime fiscale diverso da quello a cui è giusto siano soggetti le vere realtà commerciali.

All'oratorio, scontrino regolare anche su banchetto volante! Quanti operatori commerciali sono altrettanto corretti? Per questo banchetto provvisorio, allestito solo per Carnevale, allora si dovrebbe pagare IMU su tutta la superficie dei cortili dell'oratorio? Lo trovo assurdo.