24 ottobre 2011

Evento 11.11.11 : unisciti per unire nella pace il mondo.



Grazie al TUO aiuto, questo 11.11.11 uniremo il Pianeta in pace ed armonia.
Puoi partecipare seguendo queste semplici istruzioni.
1) pensa ad almeno 11 persone che sono state o sono importanti nella tua vita, persone che ti stanno a cuore e che hanno a cuore il nostro Pianeta.
2) (opzionale) fai sapere a queste persone quanto sono importanti per te (dillo di persona, per telefono, email, web…)
3) invita queste persone a partecipare a questo 11.11.11, primo giorno dedicato alla pace ed all’armonia nel mondo.
4) per partecipare a questo 11.11.11 devi semplicemente fare ciò che ti piace ed appassiona, ciò che ti dà gioia e pace, comunicando questa pace alle persone intorno a te.
5) puoi promuovere l’evento su FaceBook
http://www.facebook.com/The11.11.11Event
6) Conferma la partecipazione all’evento qui:
http://www.facebook.com/event.php?eid=254855627876503
e invita le persone che ami (punto 1)
L’obiettivo è di raggiungere almeno 111.111.111 persone che sappiano comunicare felicità e pace in questo giorno.
Possiamo farlo?
Condividi questo messaggio su tutti i social network.
Grazie per l'aiuto che dai a unire il mondo nella pace e nella gioia, nella tolleranza e nell'armonia.

It is Time. It is time for Change. Time to Unite.

In pensione dopo i 60 anni = grave danno per la nazione

La scuola ha bisogno di giovani attivi e motivati, non di nonni affettuosi.
Sfortunatamente sembra una buona idea tenere a lungo una persona al lavoro. Apparentemente si ottiene un "risparmio".
L’idea di fondo è quella che "si risparmia la pensione".
Vediamo invece cosa non si risparmia e cosa costa mantenere un posto occupato da una persona avanti con l’età.
Un ultrasessantenne al lavoro:
  • è statisticamente molto meno efficiente e produttivo di un trentenne
  • costa molto più di un giovane a causa della progressione di carriera
  • toglie un posto di lavoro ad un trentenne
  • statisticamente lavora più lentamente e sbaglia più frequentemente
  • Si ammala più frequentemente e per periodi più lunghi
In sintesi un ultrasessantenne al lavoro, per un verso cancella un'opportunità per un giovane, per l'altro cancella vantaggi oggettivi. Infatti un ultrasessantenne che lavora al posto di un giovane…
  • NON svolge le attività di volontariato che potrebbe e dovrebbe
  • NON assiste le persone veramente anziane della sua famiglia (alzheimer, paraplegici)
  • NON fornisce supporto ai nipoti… che del resto NON sono nati perché i figli non si sono sposati… perché NON hanno una casa… perché NON lavorano… perché è lui che li mantiene… perché è lui che ne occupa il posto di lavoro…

Allungare l’età di pensionamento è perciò un modo per impoverire ulteriormente una nazione:
meno opportunità per tutti, meno lavoro, meno ricchezza.

Dovrebbe essere evidente...
Meno lavoro PER TUTTI significa accrescere la ricchezza distribuita ed aumentare la produzione di benessere, assistenza, cultura. Queste tre ultime cose valgono ZERO nel computo del PIL, per cui "non servono".
Così andiamo avanti a farci del male, riducendo risorse che non sono una spesa ma un motore di sviluppo economico ed umano.
Ci comportiamo come un anziano contadino che risparmia sulla semente e tiene il figlio ad annoiarsi in casa. Così i nostri figli fanno i pensionati forzati, mentre i nonni vanno a lavorare con i bei risultati che tutti possono osservare.

Il censimento 2011 costituisce un esempio lampante di questa cecità economico-sociale.
Ecco come ho risposo alle domande della sezione 6.

6.1 Nella settimana precedente la data del Censimento (dal 2 all'8 ottobre) ha svolto almeno un'ora di lavoro?
No
6.2 Nella settimana dal 2 all'8 ottobre aveva comunque un lavoro dal quale era assente?
No
6.3 Dall'11 settembre all'8 ottobre ha cercato attivamente un lavoro alle dipendenze o hapredisposto i mezzi per avviare un'attività in proprio?
No

Dunque io pensionato, come i miei coetanei che guidano ambulanze, proteggono ed assitono i disabili, i piccoli ed i deboli, fanno scuola e doposcuola (dove lo stato ha cancellato risorse), scrivono, recitano, dipingono, restaurano, curano boschi e campi, sorvegliano parchi e spazi civici, assistono e accompagnano bambini e inabili negli spostamenti, sostengono ed aiutano in ospedale, al pronto soccorso, lavorano gratuitamente e con entusiasmo in tutte le occasioni di festa ed iniziativa sociale e comunitaria... Amministrano, spiegano, ascoltano, raccontano, testimoniano, riparano...
Bene: tutto ciò è NULLA e vale un bello ZERO per il PIL.

Non una sola domanda che permetta di registrare l'autentica qualità e quantità di ricchezza prodotta dai pensionati.

L’Europa sta scegliendo di contrastare il giovane tsunami dei paesi emergenti con pochi vecchi nei laboratori, nelle scuole, nei campi, nelle fabbriche.
Così chiudono i laboratori, chiudono le scuole, chiudono le fabbriche e falliscono le aziende.
L’Europa dei vecchi ha già perso la terza guerra mondiale ed ancora non lo sa.

18 giugno 2011

Idee dalla Spagna

Una cara amica manda su FaceBook, dalla Spagna, tre foto riprese con il cellulare.

Una storica piazza di Saragozza invasa dalle coloratissime tende degli INDIGNADOS che la occupano.

La foto di un cartello che spiega…

Cosa non è il femminismo:
1) NON è il contrario del machismo
2) NON è una lotta contro gli uomini
3) Non è una lotta solo di donne
4) Non è un movimento che esclude
5) Non è una nuova invenzione
6) NON è una moda né una tendenza
7) NON è una lotta di donne frustrate
8) NON è repressione, ma liberazione
9) Non è una lotta del passato

La foto di un altro cartello che dice…

Perché siamo qui e perché siamo indignati

Piattaforma 15 M

1) Riforma elettorale, più democrazia a livello nazionale
2) No all’energia nucleare
3) Riduzione delle imposte per tutte le rendite al di sotto dei 40.000 euro annui
4) Ristabilimento dell’imposta sul patrimonio
5) Ristabilimento dell’imposta sulle successioni oltre i 100.000 euro
6) Creazione di un milione di posti di lavoro nella sanità, educazione e aiuto alle dipendenze
7) Creazione di un milione di posti di lavoro nelle imprese produttive
8) Creazione di una banca pubblica
9) Nessun salario pubblico al di sopra dei 60.000 euro all’anno
10) Salario minimo interprofessionale di 1000 euro al mese
11) Pensione minima di 1000 euro al mese
12) Nessun dipendente pubblico può lavorare per una impresa privata
13) Gli ex presidenti governatori debbono restituire la pensione vitalizia se ricevono soldi da altre fonti
14) 35 ore settimanali di lavoro
15) Prigione per gli imprenditori che tengono lavoratori senza dichiararli
16) Pensione a 65 anni o 35 anni di contributi
17) Chi ruba denaro pubblico venga giudicato come terrorista
18) Proibizione totale degli straordinari ed aumento degli ispettori del lavoro affinché si osservi la legge.

04 giugno 2011

Camere a gas e campi di sterminio: una realtà attuale

Sono rimasto molto colpito dalle parole di Agostino Zanotti che spiegava come germoglia il seme dell’odio razziale. La sua riflessione parte dalla pulizia etnica in Bosnia-Erzegovina per giungere fino alle parole ed alle azioni di chi semina rancore ed intolleranza qui, oggi, nella pianura padana.
Ho purtroppo compreso che i campi di sterminio sono una vergogna ricorrente della razza umana.
Riporto un pensiero non mio: “Il ventre che partorì la cosa immonda è ancora fecondo".
Quando ricordiamo i campi di sterminio nazisti non compiamo un’operazione di semplice rievocazione storica.
Non si tratta di tenere memoria di eventi e tragedie destinate ad affondare nelle nebbie della storia, ma di un dovere educativo che siamo chiamati a tener vivo.
I campi di sterminio non hanno chiuso nel 1979 (campo S-21 di Tuol Sleng, Cambogia). Non hanno chiuso nel 1992 (Omarska camp, Bosnia Erzegovina)

Oggi, nel momento in cui io scrivo e tu leggi, bambine e bambine, donne e uomini di ogni età continuano a morire nei campi di sterminio sparsi sulla faccia della terra.
Nel continente africano ed in quello asiatico sono tuttora in attività diversi campi di sterminio.
Dalla lettera di trasferimento di un prigioniero politico cambogiano: “la persona di cui sopra è trasferita al… Campo 22 allo scopo di sperimentazione umana di gas liquidi per armi chimiche”.

la comunità mondiale non vede e non sente.
D’altra parte, che fare?
Andiamo anche lì a liberare con i bombardamenti, come in Libia e troppi altri posti?
Dunque non resta che pregare, scrive e condividere informazione.
Riporto qui due testimonianze a cura di Marco Nardelli, tratte dal gruppo FaceBook “SAVE NORTH KOREA” . Mi è sembrato di tornare a leggere le strazianti testimonianze che mi hanno sconvolto nei libri che parlano dei campi di concentramento nazisti e le insopportabili testimonianze di tortura e di morte di Cambogia e Bosnia-Erzegovina.

Se non sei pronto a prendere coscienza di quanto male è ancora capace l’uomo, dopo i campi di sterminio nazisti, non leggere oltre questa riga.
I contenuti potrebbero apparire eccessivamente crudi e violenti per le persone particolarmente sensibili
.



Più di 200mila persone, compresi donne e bambini accusati di "reati politici", sono rinchiusi nei campi di prigionia nordcoreani, secondo le stime dell'Osservatorio sui diritti umani delle Nazioni Unite. Il regime semifeudale di Kim Il Sung prima, e quello di suo figlio Kim Jong Il dopo, hanno sempre negato l'esistenza di questi luoghi di detenzione. Nonostante le testimonianze dei sopravvissuti come Hae Nam Jl, e le foto satellitari pubblicate di recente dalla "Far eastern economic review" che ne confermano per la prima volta l'esistenza.
Esistono due tipi di gulag in Corea del Nord. I kwan-li-so, le colonie penali per i detenuti politici dalle quali è quasi impossibile uscire vivi. E i kyo-hwa-so, i campi di rieducazione a tempo. Colonie di lavori forzati "dove rendere migliori le persone" come recita la propaganda del regime.
Ogni anno, il 20-25% della popolazione internata nei gulag muore a causa delle disumane condizioni di lavoro e della mancanza di cibo (anche prima della crisi alimentare che ha colpito il Paese dalla metà degli anni 90). Uno squarcio in questo buco nero è offerto per la prima volta dalle testimonianze raccolte nel dossier "The Hidden Gulag" da Oavid Hawk, un veterano nella difesa dei diritti umani che ha già operato in Ruanda e nei Balcani.
I prigionieri politici dei kwan-li-so lavorano come schiavi nelle miniere, in aziende agricole, nelle falegnamerie, nelle fabbriche di armamenti. Sono addirittura usati come cavie negli esperimenti per la costruzione di armi chimiche. Le donne incinte, altro particolare emerso dalle testimonianze, vengono obbligate ad abortire per estirpare alla radice una nuova generazione di possibili dissidenti. E diversi testimoni hanno riferito di aver assistito a infanticidi: i figli "bastardi", nati dalle relazioni-baratto tra cinesi e nordocoreane in cerca di cibo oltrefrontiera. Appena nati i bambini vengono uccisi dalle guardie dei gulag per una sorta di pulizia etnica in salsa asiatica.
"I nemici di classe, chiunque essi siano, devono essere eliminati per tre generazioni" era l'ordine di scuderia del condottiero Kim Il Sung. Così, intere famiglie di dissidenti, per tre generazioni, sono finite in un campo di prigionia per una semplice denuncia, sulla scorta della delazione, senza alcun processo. Chol Hwan Kang è uno di questi. I suoi nonni, ricchi imprenditori coreani-giapponesi, alla fine degli anni 50 decidono di rimpatriare per contribuire alla costruzione del socialismo in Corea del Nord. Un giorno, il nonno scompare senza lasciare traccia. Qualche settimana più tardi l'intera famiglia Kang viene internata nel kwan-li-so numero 15 a Yodok. Il kwan-li-so numero 15 è l'unico tra i campi di prigionia politici che ha una sezione di rieducazione, dalla quale un piccolo numero di persone può sperare un giorno di uscire. Lui ha solo nove anni. Rimane nel gulag fmo a diciannove anni quando viene rilasciato senza spiegazioni. Come tanti ex detenuti è scappato dal suo Paese. Ha scritto un libro per raccontare la sua terribile esperienza (Les aquariums de Pyong-yang, edizioni Robert Laffont, Parigi, 2000) e oggi, a 36 anni, lavora come giornalista per "Chosun Ilbo Daily", il più diffuso quotidiano sudcoreano.
"Avevo dieci anni - racconta - quando fui messo a lavorare in un cantiere edile del campo di Yodok. Dovevamo costruire un palazzo. C'erano dozzine di bambini con me nel cantiere. Molti di loro crollavano dalla stanchezza o morivano in incidenti sul lavoro. I loro corpi venivano sepolti segretamente senza mostrarli ai parenti. Per combattere la fame andavamo a caccia di topi e serpenti. Ho fatto degli sforzi tremendi per riuscire a sopravvivere. Più volte l'anno c'erano delle esecuzIoni in pubblico. I condannati prima di essere uccisi venivano torturati. Non gli davano cibo e gli spezzavano le ossa delle braccia e delle gambe per farli diventare più leggeri da trasportare dopo la morte. I gulag sono simili ai campi di concentramento nazisti".
I primi campi di lavoro vengono creati subito dopo la seconda guerra mondiale per isolare i potenziali nemici della rivoluzione: proprietari terrieri, collaborazionisti dei giapponesi, leader religiosi e familiari di persone incarcerate dopo la divisione sovietico-americana del Paese in due. Altre purghe nel partito, dal dopoguena a oggi, coincidono con lo sviluppo del culto della personalità del leader nordcoreano, e poi di suo figlio Kim Jong Il. Da metà degli anni 90 c'è stato un crollo del sistema produttivo. E ai prigionieri politici si sono aggiunti i tanti detenuti dei campi di rieducazione, catturati perché espatriavano in Cina in cerca di cibo. La rieducazione consiste nella memorizzazione forzata dei discorsi di Kim Il Sung e di Kim Jong Il in sessioni di autocritica serale dopo un giorno di lavoro.
Si finisce nei campi di rieducazione anche per reati meno gravi come, per esempio, le transazioni economiche private o l'inefficienza dei dirigenti statali. Soon Ok Le è una ex dirigente statale e ha vissuto sette anni in un campo di rieducazione. "Sono stata imprigionata nel campo di pulizia mentale di Kaechon, nella provincia di Pyungbul, dal 1987 al 1993. Ero la dirigente dell'ufficio statale che controllava la distribuzione di cibo alla popolazione. Sono stata arrestata perché da quando l'economia del Paese era caduta in recessione il sistema di distribuzione non funzionava più: non c'era niente da distribuire".
Nel gulag di Kaechon sono rinchiusi 6mila prigionieri. "Le guardie ci dicevano: "Voi non avete diritti. Dovete pensare di essere delle bestie, degli animali altrimenti non sopravviverete". Per sette anni ho mangiato solo mais bollito e lavorato negli altiforni di un'acciaieria. Eravamo trattati davvero come bestie. Ho visto tante vittime, centinaia di morti uccisi dai test per le armi chimiche. Uscita dal campo, appena ho potuto sono scappata. La Corea del Nord è un inferno sulla terra. Non ci si può vivere".
più di un anno fa · segnala
Marco Nardelli
Antony BARNETT Svelato l’orrore di una camera a gas in un Gulag nordcoreano (tratto da The Observer, 1.02.2004 (Traduzione: Alfonso Martone).

Una serie di scioccanti testimonianze sta facendo luce sul Campo 22 - uno dei più orribili segreti dello stato.

Haengyong è nell’angolo nord-est della Corea del Nord, nelle vicinanze del confine con Russia e Cina. Nascosta tra le montagne, questa piccola città è la base del Campo 22 - il più grande campo di concentramento della Corea del Nord, dove sono detenuti migliaia di uomini, donne e bambini accusati di crimini politici.

Ora, è noto anche che vi muoiono in migliaia ogni anno, e che le guardie della prigione marchiano il collo dei figli dei prigionieri per ucciderli.

Lo scorso anno testimonianze di prima mano da fuggiaschi nordcoreani avevano già fatto luce su uccisioni e torture; stanno ora emergendo agghiaccianti che le mura del Campo 22 nascondono un segreto ancora più diabolico: camere a gas dove si conducono orribili esperimenti chimici su esseri umani.

Dei testimoni hanno detto di aver visto intere famiglie messe in stanze di vetro per venir poi “gasate”. Sono state lasciate ad agonizzare fino alla morte, mentre gli scienziati prendevano appunti. Le prove fornite danno un’immagine ancora più scioccante di quella che si aveva del regime nordcoreano di Kim Jong-il.

Kwon Hyuk, che ha dovuto cambiare nome, era l’ex capo militare dell’ambasciata nordcoreana di Beijing. E’ stato anche capo del management del Campo 22. Nel documentario “This World” della BBC in onda stasera, Hyuk afferma che ora vuole far sapere al mondo cosa sta succedendo.

“Ho visto personalmente un test in cui un’intera famiglia è stata soffocata e uccisa coi gas, in una camera a gas”, dice. “I genitori, un figlio e una figlia. I genitori, pur vomitando e agonizzando, fino all’ultimo momento hanno tentato di salvare i bambini facendo loro la respirazione bocca a bocca”.

Hyuk ha tracciato diagrammi dettagliati della camera a gas che ha visto: “si tratta di un alloggiamento di vetro chiuso ermeticamente. E’ largo 3,5 metri, lungo tre, e alto 2,2; vi e’ un tubo che può iniettarvi gas all’interno. Normalmente una famiglia viene messa tutta insieme, mentre i prigionieri singoli stanno attorno agli angoli. Gli scienziati osservano l’intero processo dall’alto, attraverso il vetro”.

Spiega anche come ha potuto credere giustificato un simile trattamento. “All’epoca ritenevo che si meritassero davvero una morte simile, perché noi tutti venivamo indotti a credere che tutte le brutte cose che stavano avvenendo nella Corea del nord fossero dovute ai loro errori; e poi che eravamo poveri, divisi, e non facevamo progressi come paese”.

“Sarebbe la menzogna più totale per me dire che provavo almeno simpatia per i bambini che morivano di una morte così dolorosa. In quella società e sotto quel regime, sono convinto di essere stato il solo all’epoca a pensare che quelli erano nemici. Così, non sentivo alcuna simpatia o pietà per loro”.

La sua testimonianza è sostenuta da Soon Ok-lee, che è stata imprigionata per sette anni. “Un ufficiale mi ordinò di scegliere 50 prigioniere di buona salute”, dice. “Una delle guardie mi diede un cesto pieno di cavoli trattati; non per me, ma per darne a quelle 50 donne. Ne diedi loro e sentii urla da quelle che ne avevano mangiato. Gridavano tutte e vomitavano sangue. Tutte quelle che avevano mangiato le foglie di cavolo cominciarono a vomitare violentemente sangue, e a gridare per il dolore. Fu un inferno. In meno di venti minuti erano pressoché tutte morte”.

I fuggiaschi sono riusciti a portar fuori documenti che sembrano rivelare con quale metodicità si procedesse con esperimenti chimici. Uno, con su stampato “top secret” e “lettera di trasferimento” è datato febbraio 2002. Il nome della vittima è Lin Hun-hwa, un uomo di 39 anni. Il testo dice: “la persona di cui sopra è trasferita al… Campo 22 allo scopo di sperimentazione umana di gas liquidi per armi chimiche”.

Kim Sang-hun, un difensore dei diritti umani della Corea del nord, afferma che il documento è vero: “ha il formato nordcoreano, la qualità della carta è nordcoreana, ed ha un timbro ufficiale delle agenzie coinvolte con la sperimentazione su esseri umani. Un timbro che non possono negare. E riporta il nome della vittima, ed anche dove e perché e come queste persone sono state sottoposte ad esperimenti”.

Il numero di detenuti nei Gulag nordcoreani è sconosciuto; una stima parla di duecentomila persone tenute in dodici centri o più. Si pensa che nel Campo 22 ve ne siano cinquantamila.

Molti sono imprigionati a causa della sola relazione di parentela [con altri prigionieri politici] e sono considerati particolarmente pericolosi dal regime. Molti sono cristiani, una religione che Kim Jong-il crede sia una delle più grandi minacce al suo potere. Secondo il dittatore, non solo va arrestato il sospetto dissidente, ma anche i suoi familiari fino a tre generazioni, per sradicare il cattivo sangue ed il seme del dissenso.

Mentre la Corea del Nord tenta di guadagnare concessioni in cambio della riduzione del suo programma nucleare, [da parte nostra] si chiede che in qualsiasi tipo di accordo vengano tenuti in considerazione i diritti umani. Richard Spring, portavoce per gli affari esteri dei conservatori, sta facendo pressione alla Camera dei Comuni perché si discuta sui diritti umani nella Corea del Nord.

“La situazione è assolutamente terribile”, ha detto Spring. “E’ del tutto inaccettabile da tutte le regole della società civile. E’ ancora più urgente convincere la Corea del Nord a smettere di cercare di procurarsi armi di distruzioni di massa, non solo per la sicurezza della regione ma anche per il bene della sua popolazione”.

Mervyn Thomas, direttore di Christian Solidarity Worldwide, ha detto: “per troppo tempo queste orrende sofferenze del popolo nordcoreano, specialmente le persone detenute in campi di prigionia indicibilmente barbari, hanno incontrato solo il silenzio… E’ di importanza fondamentale che la comunità internazionale non continui a essere cieca verso queste atrocità, atrocità che dovrebbero pesare decisamente sulla coscienza mondiale”.

03 giugno 2011

Silenzio nucleare e acqua in bocca

I tradizionali media di comunicazione continuano ad ignorare sostanzialmente le questioni referendarie.
Isolati approfondimenti vengono presentati in orari di ascolto marginali e trattati in modo generalmente frettoloso e superficiale.
Sulle reti Mediaset questa strategia appare ancora più evidente.
La morte nucleare ha una caratteristica spaventosa: non colpisce come immediata conseguenza di un evento riconoscibile: uccide a lungo termine, magari con un tumore che si manifesta 25 anni dopo oppure con la malformazione di un bambino nato da una donna che ai tempi di Chernobyl era adolescente.
Le alterazioni del DNA determinate dalla radioattività si manifestano dopo un numero di anni così elevato da non permettere l’immediato collegamento tra la malattia ed un evento così lontano nel tempo.
Per questo ci sono voluti decenni, dal dopoguerra, perché l’umanità si rendesse conto della pericolosità insita nella scelta energetica nucleare.
I disastri nucleari più recenti hanno nomi e per gli elettori chiamati a votare i referendum sarà difficile dimenticarseli: Chernobyl e Fukushima.
Ma c’è anche un altro importante tema su cui gli Italiani sono chiamati a pronunciarsi: quello che si occupa di come deve essere gestito un bene naturale fondamentale per la vita: l’acqua.
Non intendo qui presentare riflessioni che sono ben diffuse sul web. Desidero invece pormi una domanda tremenda: stiamo vivendo in questi giorni la Chernobyl dell’acqua?
Attualmente non ho alcun elemento per dare concretezza a questo terribile sospetto.
Tuttavia provo a svolgere qualche riflessione, che mi auguro essere assolutamente infondata.

La diffusione dell’epidemia di una variante estremamente pericolosa di escherichia coli sta preoccupando in questi giorni l’opinione pubblica mondiale.
Sono abbastanza anziano da potermi ben ricordare gli episodi di contagio di colera di Napoli dell’estate del 1884. L’umanità si è ormai pressoché dimenticata del colera, morbo che nei secoli passati decimava intere popolazioni, riducendo significativamente gli abitanti delle grandi città. Allora mi colpì lo stretto legame tra i batteri coli-fecali, come il vibrione del colera, e l’acqua.
L’ escherichia coli è appunto un batterio coli-fecale.
Della relazione tra la distribuzione dell’acqua con i batteri colifecali dell’ escherichia coli si possono trovare numerose tracce in rete.
Qui un link che ne tratta.
Nel momento in cui scrivo la comunità medica mondiale brancola nel buio ed ancora non sa dare una risposta sull’origine dell’infezione che sta colpendo con singolare prevalenza una particolare zona al Nord della Germania.
Nella mia dichiarata ignoranza, immagino che se la contaminazione riguardasse un prodotto agricolo o un cibo, la diffusione dell’infezione dovrebbe risultare ben più estesa. Invece il problema appare caratterizzarsi come locale. Le persone che si sono ammalate avevano in comune, per quanto mi risulta, l’aver soggiornato in quell’area.
Ebbene… mi soffermo con preoccupazione a riflettere sull’ipotesi accademica che l’epidemia del ceppo variante di escherichia coli che ora occupa le cronache possa avere origine dalla distribuzione di una rete idrica.
E SE POI SI SCOPRE CHE È COSÌ… E CHE QUELLA RETE IDRICA È IN GESTIONE PRIVATA?

19 maggio 2011

La scelta di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti

Lo so che i blog italiani sono inondati di questo medesimo contenuto.
Si tratta di un editoriale per "L'UNITÀ" del primo marzo 2011.
Comunistoni eh! :-) ;-)
Tuttavia ciò che ha scritto Jovanotti è troppo bello, grande e forte per non cedere al desiderio di condividerlo con il maggior numero di persone.
Jovanotti ama sua figlia alla follia e le ha dedicato la splendida canzone del video qui sotto.
Per questo ha scelto per lei la scuola migliore: quella pubblica.
Non quella "aperta al pubblico" come i pubblici esercizi commerciali, ma proprio quella dello STATO ITALIANO, insomma la NOSTRA scuola.






Quando nostra figlia è arrivata all’età della scuola io e mia moglie ne abbiamo parlato e abbiamo deciso: scuola pubblica. Potevamo permetterci di scegliere e abbiamo scelto. Abbiamo pensato che fosse giusto così, per lei. È nostra figlia ed è la persona a cui teniamo di più al mondo ma è anche una bimba italiana e l’Italia ha una Scuola Pubblica. Sapevamo di inserirla in una realtà problematica ma era proprio quello il motivo della scelta.
Un luogo pubblico, che fosse di sua proprietà in quanto giovane cittadina, che non fosse gestito come un’azienda e che non basasse i suoi principi su una dottrina religiosa per quanto ogni religione venisse accolta. Un luogo pubblico, di tutti e per tutti, scenario di conquiste e di errori, di piccole miserie e di grandi orizzonti, teatro di diversi saperi e di diverse ignoranze. C’è da imparare anche dalle ignoranze, non solo dai saperi selezionati. La scuola è per tutti, deve essere per tutti, è bello che sia così, è una grande conquista avere una scuola pubblica, specialmente quella dell’obbligo.

Io li ho visti i paesi dove la scuola pubblica è solo una parola, si sta peggio anche se una minoranza esigua sta col sedere al calduccio e impara tre lingue. A che serve sapere tre lingue se non sai come parlare con uno diverso da te ? Il nostro presidente del consiglio dicendo quello che ha detto offende milioni di famiglie e migliaia di persone che all’insegnamento dedicano il loro tempo migliore, con cura, con affetto vero per quei ragazzi.

Tra le persone che conosco e tra i miei parenti ci sono stati e ci sono professori di scuola, maestre, ho una cugina che è insegnante di sostegno in una scuola di provincia. Li sento parlare e non sono dei cinici, fanno il loro lavoro con passione civile tra mille difficoltà e per la maggior parte degli insegnanti della scuola pubblica è così. Perchè offenderli? Perchè demotivarli?  Perché usare un termine come "inculcare"? È una parola brutta che parla di un mondo che non deve esistere più.

La scuola pubblica non è in competizione con le scuole private, non è la lotta tra Rai e Mediaset o tra due supermercati per conquistarsi uno spettatore o un cliente in più, non mettiamola su questo piano...

La scuola di Stato è quella che si finanzia con le tasse dei cittadini, anche di quelli che non hanno figli e anche di quelli che mandano i figli alla scuola privata, è questo il punto. È una conquista, è come l’acqua che ti arriva al rubinetto: poi ognuno può comprarsi l’acqua minerale che preferisce ma guai a chi avvelena l’acqua del rubinetto per vendere più acque minerali.

È una conquista della civiltà che diventa un diritto nel momento in cui viene sancito. Ma era un diritto di tutti i bambini già prima, solo che andava conquistato, andava affermato. La scuola pubblica va difesa, curata, migliorata.

In quanto idea, e poi proprio in quanto scuola: coi banchi gli insegnanti i ragazzi le lavagne. Bisogna amarla, ed esserne fieri.

Lorenzo Cherubini
in arte Jovanotti


LE ADESIONI DELLA POLITICA

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29 aprile 2011

Sicurezza e rispetto in strada

Scarica da questo link il file PDF per stampare qualche biglietto utile per ricordare agli automobilisti che le piste ciclabili non sono aree di parcheggio per automezzi.

SICUREZZA E RISPETTO IN STRADA
Forse non te ne sei accorto oppure non lo sai, ma questa corsia delimitata da strisce gialle è una pista ciclabile.
Per favore, lasciala libera.
Certamente hai un motivo importantissimo per sostare qui e sicuramente è per pochi minuti.
In tal caso, la prossima volta, parcheggia un metro più a sinistra, sulla carreggiata riservata alle automobili.
Certamente i tuoi colleghi automobilisti ti riserveranno la massima comprensione e solidarietà.
I ciclisti te ne saranno sinceramente riconoscenti.

Un cittadino ciclista

29 marzo 2011

La Scuola delle Mamme

La Scuola delle Mamme

Ho vissuto il tempo di una scuola pubblica in cui i deboli, gli stranieri e i diversi erano considerati secondo quanto previsto nella nostra Costituzione della Repubblica:
«È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana …»
Sono orgoglioso di avere servito lo Stato in questa Scuola.
Per ottenere le tutele finora assicurate dalla scuola pubblica dello Stato, non poche famiglie si sono viste costrette a ricorrere al tribunale. Il risultato è che
centinaia di sentenze condannano i tagli della Gelmini
Ma con la riduzione delle risorse bisogna fare i conti.
Le scuole pubbliche statali li stanno purtroppo facendo.
Per mantenere il servizio minimo garantito, è necessario rinunciare ai “progetti”.
Negli ultimi anni di servizio ho insegnato nella scuola media Mario Bettinzoli di Brescia.
Tra i molti progetti che si sviluppavano in questa istituzione, un motivo di grande soddisfazione era “La Scuola della Mamme”. Vedi qui: Il giorno in cui nella mia scuola vidi per la prima volta scritto "ingresso donne".
La scuola delle mamme insegnava la lingua e la cultura italiana alle giovani immigrate.
Per tenere aperta una scuola anche alla sera dopo le ore 18, bisogna pagare un bidello e un insegnante.
Una sana regola prevede che i lavoratori vengano pagati. Dovrebbe essere normale no?
Sfortunatamente la riduzione delle risorse non consente ora di fare fronte a queste necessità.
Le mamme volevano continuare a imparare…
Mi sono stupito quando ho visto una folta delegazione di donne, elegantemente vestite con sgargianti abiti lunghi, entrare nel Centro pastorale di Santa Maria in Silva. Cercavano un posto. L'hanno trovato: aula numero 4.
Il mantello di quella Donna col capo velato, come il loro, che vedo raffigurata nella chiesa di questa parrocchia di frontiera, è steso in segno di accoglienza e protezione.
Pregano in modo diverso, ma anche per loro la scuola continua.
Però, lo scrivo con dolore, l’Italia aveva qui un dovere da adempiere.
Un Centro Pastorale non può riscattare uno Stato.
Povera scuola pubblica, di tutti e di ciascuno!
Quanti anni ci vorranno per ricostruire ciò che è stato tanto rapidamente distrutto?

16 marzo 2011

Possiamo scegliere: non lasciarti imbrogliare

Non so quanto sono pagati e da chi gli individui che imperversano sui media la cui proprietà è riferibile a interessi che coincidono con la costruzione delle nuove centrali nucleari.
Accanto a questi professionisti della disinformazione siedono i cosiddetti esperti, dipendenti dalle imprese e dalle agenzie destinate a ricavare diretto profitto da una possibile sciagurata adesione dell'Italia alla scelta nucleare.
Il tormentone che stanno fabbricando è: «Non abbiamo scelta».
A forza di ripeterlo la gente potrebbe cominciare a crederlo.
INVECE NO: SONO BUGIE.
Ci vadano loro, visto che sono tanto convinti che il nucleare è sicuro, a chiudere nel sarcofago la centrale di Fukushima, invece di quei poveri innocenti, viventi ancora per poco, che vediamo disperatamente operare intorno alla fornace atomica.
La scelta nucleare significherebbe per l’Italia un risparmio reale sul consumo totale nazionale del 4,5% a fronte di un costo di 30 miliardi di euro

Dunque la costruzione di nuove centrali darebbe un contributo insignificante al momento in cui sarebbero operative (2020-2030!). A quel punto è ragionevole che risulterebbero persino già tecnologicamente superate.

Per essere più precisi, la produzione di energia elettrica attraverso la tecnologia termonucleare è già superata. Il rapporto costi benefici è oggettivamente svantaggioso anche in assenza di qualsiasi incidente.
Il nucleare è vecchio, costoso e sporco, tralasciandone la pericolosità.

Ritengo che chi ancora ne sostiene la necessità sia sciocco oppure in malafede.
Affermare che in tutte le nazioni avanzate si produce energia con le centrali nucleari significa implicitamente ammettere che questa tecnologia è superata.
Infatti proprio queste nazioni non stanno costruendo centrali nuove e nemmeno completano quelle già in costruzione: semplicemente conducono a "termine ciclo" quelle già in funzione, costruite molti anni fa ed ormai vecchie.
La realtà dei fatti è che l'energia atomica NON CONVIENE economicamente, a prescindere dai rischi che comporta (fonte: Dipartimento dell'Energia Usa).

Sono un tecnico e l'insegnamento della tecnologia è stato il mio lavoro per quasi quarant'anni, pertanto non mi ritengo totalmente sprovveduto sulla questione.
Il cielo sa quanti schemi di centrali nucleari ho fatto eseguire ai miei allievi!
Ammetto di avere persino considerato in passato che l’energia nucleare poteva essere una soluzione praticabile.
Oggi no.
Anche solo considerando l’aspetto economico, il nucleare è più costoso dell’energia prodotta dal sole (Fonti: Corriere e New York Times) e dipende da tecnologie e materie prime che dovremmo acquistare all’estero.

Qui puoi leggere come si smontano facilmente le menzogne che ci stanno raccontando

Mi sono reso conto che le centrali nucleari non sono solamente causa di tumore ma sono di per sé IL TUMORE.
Mi spiego. La pericolosità di una centrale nucleare non si spegne disattivandola, come ha dimostrato il disastro di Fukushima.
A centrale spenta il materiale fissile rimane ad una temperatura ed un grado di attività che comporta la prosecuzione della reazione atomica. Dunque è una bomba in attività permanente che non può essere mai disinnescata, ma solo temporaneamente tenuta in situazione di contenimento.
Per mantenerla sotto controllo è necessario proseguire senza interruzione il raffreddamento.
Per mantenere il raffreddamento possono essere predisposti tripli e quadrupli sistemi di pompe, che comunque richiedono un consumo idrico straordinario.
Ad esempio in Francia il raffreddamento delle centrali elettriche nel 2006 ha assorbito 19,1 miliardi di m3 d'acqua dolce, cioè il 57% dei prelievi totali d'acqua del paese (fonte: wikipedia.org ); una parte di quest'acqua, il 93%, viene restituita ai fiumi, mentre la quota consumata (cioè utilizzata in torri evaporative) ed emessa in atmosfera rappresenta il 22% (1,3 miliardi di m3) di tutta l'acqua consumata in Francia.

Il problema è che lo spazio fisico destinato al raffreddamento del nocciolo è UNO SOLO: se sorgono problemi si va incontro alla fusione, non ci sono rimedi.
Dunque è per questo che affermo che il "nucleare È il tumore". Un nocciolo radioattivo di centrale può essere messo in stand by esattamente come un tumore. Come il tumore non è mai sconfitto: è sempre pronto a ripartire se si abbassa la guardia. Non è come spegnere il fornello e chiudere il gas: la morte è sempre lì, pronta a scatenarsi.
Il ricatto degli avidi pronti a barattare la nostra vita per il loro immediato guadagno economico è una falsità: POSSIAMO SCEGLIERE.
Possiamo scegliere energie pulite, possiamo perfino scegliere di cambiare modello di sviluppo.
Un mondo in cui sia più importante il rispetto per la vita, in cui sia considerato prioritario "essere" piuttosto che "consumare".
Ci vuole coraggio.

l’appuntamento è il 12 e il 13 giugno
Diciamo SI alla vita. Vota e fai votare SI.

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Qui di seguito puoi seguire una vera e propria lezione universitaria di un luminare della fisica italiana: Prof. Luigi Sertorio, docente di Ecofisica all'Università di Torino. Egli ha lavorato 15 anni a Los Alamos negli USA (gli altri due italiani che hanno avuto il medesimo incarico di consulenza si chiamano Fermi e Rubia) e presso il dipartimento Ambiente della NATO in Europa.
Avvertimento: il video è lungo e richiede un'attenzione prolungata, tuttavia è una straordinaria fonte di informazioni di prima mano, purtroppo presso che sconosciuta.

12 marzo 2011

Te lo dò io il nucleare sicuro!

La prima pagina corriere.it di oggi 12 marzo 2011, alle ore 9, non aveva titoli sull'emergenza nucleare giapponese. Mi sembrava incredibile.
Allora sono andato a cercare alle fonti in tempo reale ed ho letto questa notizia, ora già superata.
Radiazioni 1000 volte superiori al consentito. Evacuate 20mila persone.
Questa stessa mattina il quotidiano "Il Messaggero" di proprietà Caltagirone (quelli che devono costruire le centrali nucleari in Italia) titolava imprudentemente ed impudentemente: "TEST SUPERATO ! NUCLEARE SICURO, È LA PROVA DEL NOVE" di Oscar Giannino.
La sitazione è in evoluzione.
Al momento in cui scrivo la fascia di sgombero è stata estesa da 3 a 10 Km di raggio. Le persone sgomberate sono passate a 45mila.
Al corriere.it si si sono forse resi conto che non si può tacere su una catastrofe nucleare e così ci aggiorna che si è deciso lo sgombero «in previsione di una fuoriscita controllata di vapore radioattivo per far diminuire la pressione interna».
Il che significa: casomai la facciamo esplodere LENTAMENTE.

P.S.:
Folgorato da una grande idea politica:
"Più tumori per tutti !"
Mi metto subito a disegnare il logo del partito.

20 febbraio 2011

Tanti colori, tanti sapori, tanti ritmi e suoni: questa è la gioia

A dire che siamo tutti uguali non ci vuole molto.
È crederlo e viverlo davvero che è difficile, che poi difficile non è neanche il termine adatto.
È faticoso, ma non difficile.
È impegnativo, ma non impossibile.
Vengo da anni di scuola e di progetti di collaborazione in cui mi sono sentita più diversa per il modo di pensare che per il colore della pelle.
E ho sempre pensato che fosse la cosa giusta.
Ed alla fine è la cosa giusta, perché non porta odio ma ha sempre portato cose come dialogo, confronto e scambio.
Dico solo che, a parte il solito moralismo che la gente espone sui muri delle case bianche e intonacate, ci vorrebbe anche concretezza in ciò che viene detto, spiegato a grandi e piccoli e rivendicato come nostro diritto.
Ecco, solo questo; perché qui, almeno in queste vie, ogni tanto manca, manca troppo.
Ci ho pensato un sacco a quelle due ragazze, e mi hanno fatto stare bene nel tempo della lettura di due paragrafi.
Ho fatto anche io un'esperienza del genere in un CAG, e non posso negare di ricordare quanto sia stata bellissima.
Perché si impara di più da persone di mondi diversi che da un mondo di persone uguali.

Nuvola           [Commento al post precedente]

18 febbraio 2011

I granelli si muovono, ma alla fine sono le montagne che cambiano posto

L’acqua ed il vento accarezzano le rocce: minuscoli granelli di sabbia, terra e roccia osano l’avventura per andare lontano.
È così che invalicabili contrafforti di pietra diventano fertili pianure.

Ancora una volta a mettere in moto il cambiamento sono le donne.
Le società si trasformano e si evolvono quando si aprono nuove opportunità e si crea innovazione, progresso e libertà. Questo cammino non si realizza per automatica magia, ma è sempre frutto di qualcuno che ha iniziato rischiando.
Così c’è sempre chi inizia percorsi nuovi. "La prima volta" è spesso privilegio, sfida e sacrificio femminile.

Il Centro Pastorale di Santa Maria in Silva, a Brescia, è un posto che mi piace. Ci ho trovato la medesima gioia multicolore della mia scuola di frontiera: un posto dove nasce per fusione una nuova Italia.
Quattro pomeriggi alla settimana si tiene "FuoriClasse": un progetto nato nel quadro di un’azione educativa, sostenuta dal Comune di Brescia, che coinvolge diversi oratòri di Brescia e che si chiama SPACEBOOK.
Decine di bambini e adolescenti trovano un posto per studiare e fare i compiti con l’assistenza e la guida di una quindicina di volontari, anche giovanissimi, che si danno il turno. Tre aule traboccanti di costruttiva confusione: porte aperte, gioia e tanta voglia di stare insieme. Non so dire quanti sono i popoli e le religioni rappresentate.

Quando cominciò questa avventura mi si riempì il cuore di gioia nell’accogliere due gioielli di ragazze di fede mussulmana. Fu allora che per spiegare cosa era un oratorio, dissi che era la casa dei fratelli e delle sorelle. A partire da quei primi giorni, il passaparola corse tra le scuole e così oggi le tre aule sembrano ormai troppo strette.

Ma non è questo il prodigio di integrazione, rispetto e collaborazione che voglio raccontare.
È accaduto un fatto nuovo. Due sponde si sono toccate perché donne coraggiose hanno steso la mano.

Oggi sono arrivate due ragazze col velo.
Non come utenti, sarebbe un fatto banale.
Sono venute per portare aiuto come volontarie!
Si sono unite nel segno del medesimo amore e con l’identica volontà di dono.
Siamo dalla stessa parte per davvero, finalmente! Senza distinzione di credo per aiutare chi è nel bisogno.
Queste ragazze non sono venute a titolo individuale ma parteciperanno al progetto educativo come espressione della comunità mussulmana di Brescia.
Hanno detto:«riferiremo ciò che abbiamo ascoltato e visto» … e i loro occhi brillavano e le labbra sorridevano.
Ora so che le pietre usate per erigere muri non potranno eternamente resistere a chi torna pazientemente a smontarli per costruire ponti.

Grazie a voi, ragazze di "la prima volta che…"

15 febbraio 2011

Donne nel fango, donne incatenate: sordido spettacolo televisivo

Zappingando, capito su "Isola dei Famosi 8" (14 febbraio 2011) e vedo donne discinte che si buttano a capofitto dentro a bidoni di fango a pescare sassolini per fame.
La prova si chiama "macchina del fango". Trovo molto pertinente la denominazione.
Infatti chiamarla "Quanto siete disposte ad umiliarvi immergendovi nella melma per ottenere un futile vantaggio?" sarebbe stato troppo lungo come titolo.
Il direttore generale della RAI Mauro Masi telefona in trasmissione per dire che gli piace. Questa mattina scopro che, a seguire nella medesima trasmissione, due donne incatenate hanno divertito il pubblico mettendo le mani in uno scatolone di rettili. Questo dopo le manifestazioni rosa di domenica febbraio 2011.

Credo che umiliare il fascino femminile sia estremamente stupido, regressivo, diseducativo e socialmente nocivo.
Anche il nudo può essere rappresentato in modo sublime: lo apprezzerei.
Ma che l'umiliazione della donna sia ridotta a sordido spettacolo circense, sacrificio pagano al dio denaro... ad opera di un pubblico servizio per cui sono COSTRETTO a pagare un canone, lo trovo assolutamente rivoltante.

12 febbraio 2011

Vento Rosa

Ho sentito un soffio levarsi.
Ora un vento rosa attraversa le piazze portando profumo di primavera, rispetto e dignità.

Ancora una volta vi avevano sottovalutato, mamme, mogli, sorelle, capelli argento e trecce nere.
Prima pagina per pochi servi col cartello stampato e distribuito dalla sola unica mano.
Prezzolati per sbraitare che è un diritto comprare vendere carne umana.

Milioni di persone sono invece in strada per pronunciare forte le parole che furono gettate in faccia ad Erode: "Non ti è lecito!".
No, cari telegiornali e radiogiornali... tradite seminando falsità quando raccontate che le donne sono divise;
che i piatti della bilancia sono due: a favore e contro.
Non hanno lo stesso peso poche decine di lacchè e milioni di donne.
Non hanno lo stesso peso la prostituzione e la dignità.

31 gennaio 2011

Qualcuno vuole cambiare l' Articolo 41 della Costituzione. Cosa c'è che non va?

Articolo 41 della Costituzione della Repubblica italiana

«L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali».

La grande idea riformatice:
«... in sei mesi dobbiamo arrivare a stabilire che è lecito intraprendere e fare tutto quello che non è espressamente vietato dalla legge»

La proposta semplificata di Cetto La Qualunque:
«Si può fare quel che minchia ti pare, basta che non ti becchino»

GNEC DAY

"Gnec" in bresciano significa contrariato e immusonito, forse termine italianizzato dal termine tedesco Knecht, Landsknecht (lanzichenecco).
Lun. 31 gennaio 2011: il decreto flussi parte con un blocco del portale del Ministero dell'Interno, Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione.
Ecco il messaggio: "...a garanzia di un' ottimale fruizione del servizio, non sarà disponibile per le operazioni di registrazione, richiesta, compilazione..."
Che è come dire che a garanzia del buon funzionamento delle autostrade, i caselli rimarranno chiusi per qualche ora.