12 novembre 2009

Tutti uguali, non tutto equivalente

La prima ora di scuola, all'inizio dell'anno scolastico, è quella che dedico, tra l'altro, alla spiegazione delle regole.
Non ci mettiamo in cerchio per stabilire insieme come ci si comporta.
Scuola maestra di vita: dunque è il professore che si assume la responsabilità di dare direttive e, se ci riesce, il necessario esempio.
Le regole sono tre e molto semplici: Rispetto, Rispetto, Rispetto.
All'attuazione di questa elementare ricetta faccio corrispondere la sufficienza.
Ogni altra prestazione scolastica incrementa la valutazione.
L'obiettivo finale è quello di "non dare nemmeno una sufficienza". Il che significa che in alcune classi sono tanto fortunato da partire dal sette in su.
Rispetto della vita, della persona, dell'ambiente e delle cose, del lavoro, dei sentimenti.
Per me è una questione che non dovrebbe nemmeno essere sottoposta a ipotesi alternative.
Sopra a tutto resta il rispetto per la vita umana.

Nessuno Stato che infligga la pena di morte per tortura dovrebbe poter essere considerato civile.
Se è vero che il rispetto è dovuto ad ogni persona, fatico ad ammettere che ogni civiltà sia equivalente.
Non credo proprio che sia un'usanza rispettabile quella di uccidere legalmente attraverso un'atroce tortura di una decina di minuti, durante i quali la vittima è cosciente, urla e sprizza sangue e parti di organi.
Non riesco ad immaginare che ci sia qualcosa di rispettabile in una civiltà in cui è accettabile, e persino ritenuto giusto, che i carnefici agiscano direttamente con mani e pietre per togliere lentamente la vita ad un'altra persona.
Quando poi questa vittima è una mamma-bambina, mi risulta perfino intollerabile il pensiero.
Non è invece prevista la lapidazione del neonato figlio della colpa. Grande segno di civiltà eh?

L'amica Renata (remucci.blogspot.com) mi ha fatto riflettere sull'enormità di questi tragici fatti reali. Il suo post le è costato non poca sofferenza: non è semplice trovare la forza per scrivere parole che grondano di sangue ed urlano dolore.

3 commenti:

jasna ha detto...

:-) Un'altra splendida chicca!

sim ha detto...

Chi rispetta la scuola?
Sono simonetta e ho due splendidi bambini, il primogenito frequenta la seconda nella scuola primaria.
Ho notato con immenso dispiacere, che nessuno rispetta le regole;
Le maestre non vedono o non vogliono vedere i comportamenti diseducativi degli alunni, le mamme giustificano le malefatte dei figli, dicendo sono bambini e chi si oppone a tutto ciò é considerato fuori di testa.
Simonetta

educatore ha detto...

Grazie a Jasna per l'apprezzamento e grazie a Sim per il contributo. Sono d'accordo. Questo è sostanzialmente il problema centrale della scuola: il rispetto. Il livello e la qualità di rispetto dipendono dal'ambiente. Il sistema economico, produttivo, sociale, di relazione... è oggi un organismo integrato che impone regole di un determinato momento storico. Tali regole hanno forza prescindendo dal loro contenuto morale o valore etico. Non ha importanza che siano condivise o meno da tutti. "Funziona così e basta!". Appunto. Oggi funziona così. A ogni individuo spetta poi la coscienza e la responsabilità di posizionarsi personalmente. Ogni singolo educatore (mamma, familiare, insegnante...) decide se adattarsi o proporsi come esempio anche in contrasto al flusso prevalente dei valori e dei disvalori. Non è detto che si possa vincere, ma alle donne ed agli uomini veri non interessa vincere: interessera raccogliere sfide.