05 giugno 2008

Bully: Il bullismo fatto videogioco

In prima media, iniziando le lezioni di informatica, chiedo "a cosa serve un computer?".
Ero ormai abituato alla consueta risposta: "a giocare", cui seguivano le varie altre applicazioni.
Quest'anno in tutte le classi la prima risposta, senza alcuna indecisione è stata: "a comunicare".

Un computer in casa si fa dunque ora apprezzare dagli adolescenti, per quanto ho potuto capire, innanzi tutto per vivere la socialità che un tempo si sviluppava nel cortile condominiale o nella piazza del paese.
A questo si affianca il cellulare.

Chissà quanti genitori, tra coloro che leggono ora queste queste righe, sanno come si accende e sblocca il cellulare regalato al figlio o ala figlia? Le cartelle virtuali dei video e delle immagini sono regolarmente bloccate da password. Non interessa indagare? Vostra figlia no, vero? Non può essere. Naturalmente! ;-) :-)
Difficilmente i genitori hanno anche solo una vaga idea delle istruttive informazioni multimediali che gli adolescenti si scambiano via Bluetooth o infrarossi nei bagni delle scuole e talvolta persino in classe durante le lezioni.

Dunque ogni informazione ritenuta preziosa e desiderabile per un adolescente, tende a diffondersi con una modalità che è stata definita "virale".
La diffusione delle connessioni internet adsl 24 ore in molte case e Live Messenger sempre attivo sono diventati, anche per i giovanissimi, strumenti di contato e divertimento dalle potenzialità largamente sottovalutate dalle famiglie.
Non si creda che questa opportunità resti privilegio dei più abbienti.
Mi sono reso conto che è abbastanza frequente trovare un portatile permanente collegato ad internet proprio nelle case degli immigrati, per ovvi motivi di rapido ed economico contatto con le famiglie di origine.

Questa globalizzazione dei consumi, dei valori e dei disvalori, delle informazioni rispettabili e di quelle spregevoli, della poesia e della pornografia, dell'amore e della violenza.... pervade fulmineamente la vita dei ragazzi e persino dei bambini, sfuggendo generalmente al controllo familiare.

Oggi ho avuto la sorpresa di scoprire che i pargoli della mia seconda zeta (si tratta ovviamente di una finzione letteraria, o no?) si stavano entusiasticamente scambiando suggerimenti di gioco per la loro ultima scoperta: Bully, ovvero "Take 2 Interactive Bully: Scholarship Edition".
Si tratta di un videogioco attualmente disponibile, anche in lingua italiana, per le piattaforme Sony PlayStation 2, Microsoft Xbox 360 e Nintendo Wii.
In Europa, nella sua versione iniziale, era stato commercializzato come "Canis Canem Edit", forse per evitare che quel "Bulli" esponesse con troppa facilità il gioco alla curiosità ed al prevedibile successivo allarme di qualche mamma incuriosita dall'ultimo videogioco acquistato dal suo amatissimo bambino.

Nella più recente versione del videogioco il "Bully" è stato sapientemente mimetizzato nell'articolato titolo.

Giusto per inquadrare subito la faccenda, è bene chiarire che il videogioco in questione è commercializzato dalla medesima casa produttrice (rockstargames) che ha accumulato una vera fortuna economica con "Grand Theft Auto", videogioco in cui lo scopo del protagonista è quello di progredire nella carriera criminale. Per inciso, il CODACONS ha richiesto il ritiro dalla distribuzione in Italia di questo titolo per istigazione alla violenza.
Sulla scatola di Bully c'è il simbolo che indica il gioco come inadatto ai minori di 16 anni: un ottimo motivo in più per solleticare subdolamente attenzione. Quanto genitori ci baderanno?

Ma veniamo al sodo.
Bully è un videogioco di simulazione fondamentalmente basato sul bullismo.
Il protagonista, come diversi problematici soggetti con cui mi confronto come educatore, "non è cattivo".. direi piuttosto che interagisce in modo socialmente deviante per sviluppare quelle che gli sembrano efficaci tecniche di sopravvivenza ed affermazione personale.
Alcuni saggi multimediali relativi al videogioco possono essere visionati, purtroppo solo in inglese, sul sito web ufficiale:
http://www.rockstargames.com/bully/home/

Forse definire il gioco come addestramento virtuale al bullismo è una semplificazione fuorviante.
Negli USA il gioco riporta una etichetta di classificazione in cui si forniscono avvertenze sui contenuti: animazioni di sangue, umorismo crudo, linguaggio sconveniente, temi sessuali, uso di alcool e tabacco, violenza.

Da Wikipedia si apprende che «Nel 2008 un giudice brasiliano ha ordinato il ritiro del videogioco dal mercato locale per la sua eccessiva violenza. In Australia la vendita del videogioco è stata negata fin dalla sua pubblicazione internazionale. Negli Stati Uniti d'America il gioco è stato messo in commercio solo dopo una sentenza favorevole di un giudice».

Sono convinto che un adulto può considerare queste strampalate, trasgressive e persino violente avventure con ironia, ma non sono certo che i miei dodicenni allievi ne potranno trarre un utile ammaestramento formativo.

2 commenti:

Gianna ha detto...

Molto grave per i ragazzi e i genitori!

Renata ha detto...

Non ho capito !

Il bullo è diventato lo Zorro dei nostri tempi?

Io sono certa di una cosa.: tutti gli adolescenti hanno bisogno di riferimenti e da sempre, i riferimenti li propongono gli adulti.

E' agli adulti che chiedo "che gioco state facendo?"

E chi programma "i giochi"...non ha figli?.

Grazie per averne parlato.

Davvero, portiamo a conoscenza di tutti, le cose che riguardano tutti. Grazie Gabriele!