20 agosto 2005

Avanti, che non c'è posto!

Il ministro va in giro illudendo precari e sissini con la considerazione che tra pochissimi anni i "vecchi lupi" andranno in pensione.
Come dire: "state buoni che vedrete che adesso vi si fa posto!".
Purtroppo non ci si rende conto che ben pochi, tra i docenti cinquantenni hanno la possibilità di raggiungere nei prossimi anni i requisiti per il pensionamento.
La carriera è stata, per quasi tutti, un lungo e tortuoso percorso fatto di supplenze temporanee. Il problema si riproporrà con ancora maggiore vigore nel futuro.
Mettere insieme i 35 anni di lavoro è una bella sfida per docenti che ottengono l'incarico a tempo indeterminato quando ormai sono quarantenni.
Inoltre la soglia dell'età è stata alzata al punto tale che, quando molti raggiungeranno i sessant'anni, ci vorranno ancora altri anni perché la riforma è a scalare verso i 65.

In questo modo le università si rimpinguano le casse con corsi che dovrebbero dare una formazione di elevato livello professionale.

INVECE COSA SUCCEDE ?

1)
I giovani leoni si fanno il culo a campana studiando sodo e lavorando gratuitamente per centinaia di ore sotto forma di un fantasma, di un'illusione ottico-didattica che assomiglia ad un tirocinio.

2)
Le giovani leve, pagando salato in termini di risorse finanziarie, pazienza, stress, impegno, lacrime, sangue e giorni della loro vita, si costruisco un solido patrimonio di competenze che i loro docenti (senza reale esperienza della scuola) spacciano per fondante e vitale.

3)
Alla fine del percorso questi speranzosi aspiranti, a cui va tutto la mia sincera ma inutile solidarietà, rivendicano legittimamente il "posto al sole" per cui hanno lottato con tanti sacrifici. Siccome si ritrovano costantemente fuori dall'uscio... Si chiedono: cosa ho che non va? ho studiato, sono pronto, motivato, preparato! Da dietro il vetro vedono noi e si dicono: cacchio! Questi qui in cinque anni hanno preso un diploma che ha dato loro un lavoro, mentre ho trentotto (DICASI TRENTOTTO) anni e sono ancora a prendere al paghetta dalla mamma? Normale che si incazzino. In realtà non ce l'hanno con noi che ci siamo fatti su da soli di fango, lacrime, esperienze ed aggiornamenti quotidiani. Il succo della questione è "come è che questi ancora non se ne vanno?".

4)
Miei innocenti e giovani colleghi... ve lo spiego io perché non andiamo, né quest'anno e nemmeno tra cinque anni! Perché avendo studiato pochino, non abbiamo una laurea che costituisca titolo e che potesse essere riscattata. Fate poi conto che la nostra bella quota di precariato ce la siamo goduta a colpi di supplenze di dieci giorni e due settimane... ben intervallate da pause di riposo. Così i nostri primi anni nella scuola (io ho iniziato nel lontano '72), attaccati insieme, fanno qualche mese. Conclusione: i trentacinque anni di servizio, noi vecchi babbioni, li vediamo col binocolo.

5)
Quando vi faremo posto? Presto fatto il conto: quando avremo sessant?anni potremo andare in pensione. Purtroppo però, quando avremo sessant?anni non basteranno più sessant'anni... perché la riforma è a scalare: avete presente la carota? Quando avremo sessant?anni ci vorranno sessantuno o sessantadue anni. Capito come funziona? Funziona che l'80% degli insegnanti di Educazione Tecnica, solo diplomati in possesso della vecchia abilitazione, potranno gioiosamente lasciarvi il posto a partire... facciamo dal 2012 o giù di lì?

6)
Inutile che ci amareggiamo per stabilire se vale più la pratica o la grammatica.
Qui si mette implicitamente in soprannumero una percentuale enorme di docenti che nemmeno sono "incaricati a tempo indeterminato", ma addirittura di quelli che nel cassetto hanno un foglio dove un altro ministro aveva scritto "di ruolo".

7)
Continuiamo a fare sentire forte la nostra voce perché la vostra lotta è la nostra lotta.
Insieme vogliamo una scuola che permetta all'Italia di sopravvivere e rinascere dopo questa terza guerra mondiale (globale) che abbiamo già perso.

Cosa volete che "CI" diciamo?
Non resta altro che scrivere la parola CORAGGIO.

Nessun commento: